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16-5-2016

Tecniche di mediazione trasformativa: la ricerca conferma la loro validità (lo studio del Maryland)

Ricerche sulle tecniche usate in mediazione sono difficile da trovare. Osservare le sottigliezze di quanto posto in essere dai mediatori e le reazioni non manifeste delle parti è assai problematico. Inoltre, è difficile che qualcuno abbia sufficiente interesse per farlo. Ma lo Stato del Maryland ci ha pensato ed il suo Ufficio Amministrativo per i Tribunali ha monitorato oltre un centinaio di sessioni di mediazione, intervistando le parti prima, dopo, ed a distanza di 3 a 6 mesi dalla conclusione dell’incontro. I ricercatori hanno inoltre osservato le sessioni mentre erano in corso ed analizzato i registri dei tribunali nei 12 mesi successivi, al fine di rilevare in quanti casi il conflitto si fosse trasferito avanti ad un giudice. Bene, quanto emerso è risultato essere del tutto coerente con le ipotesi e l'esperienza maturata dai mediatori trasformativi.
È da sperare ora che tali evidenze scientifiche aiutino altri mediatori ad acquisire maggiore consapevolezza quanto agli effetti deleteri derivanti dal voler mantenere le parti separate e spingere le parti verso un accordo. Per contro, è da augurarsi che aumenti la consapevolezza degli effetti benefici derivanti dallo stabile una conversazione appropriatamente supportata. Cercherò di riassumere i risultati della ricerca qui sotto; il report completo lo si può scaricare in versione orignale in lingua inglese qui sotto.

(N.B. lo studio si riferisce ai mediatori osservati non come tali, ma come come "intervenienti ADR". L'autore dello studio implicitamente riconosce così che “mediatore” può non essere il termine corretto per operatori che indulgono alla pratica delle sessioni individuali ed alla valutazione del caso).

RACCOMANDAZIONE: La ricerca contiene una raccomandazione finale decisamente chiara: "Un importante vantaggio del ricorso ad una procedura ADR consiste nel fatto che le parti che raggiungono accordi in tale sede è meno probabile ricorrano poi ad un tribunale per veder eseguito forzatamente le intese raggiunte, e ciò aumenta efficienza della gestione ordinaria dei casi avanti la Corte Distrettuale. Le strategie di ADR che sono risultate più funzionali al raggiungimento di tali obiettivi sono state quelle che prevedono le intese originino dalle parti stesse, e quelle che prevedono il rispecchiamento di emozioni ed interessi espressi dalle parti. Il fatto che il mediatore tenga le parti separate e si avventuri in sue valutazioni del caso contrasta con questi obiettivi. Pertanto, è opportuno che l’ufficio ADR presso questa Corte distrettuale incoraggi l’adozione di pratiche di ADR volte a far generare soluzioni che originino dalle parti stesse e che vengano loro rispecchiate dal mediatore, scoraggiando per contro strategie basate sostanzialmente sull’uso delle sessioni individuali o su soluzioni e opinioni offerti dallo stesso interveniente ADR".

E ecco qui quanto emerso in relazione a specifici aspetti::

Sessioni individuali (c.d. “caucuses”, vale a dire, incontri tenuti dall’interveniente ADR con una sola parte): più è stato il tempo speso in sessioni individuali, minore è risultata la soddisfazione delle parti nei confronti sia della procedura nel suo complesso che del risultato raggiunto. Le sessioni individuali hanno pure aumentato il senso di impotenza sperimentato dalle parti e la loro idea che il conflitto era negativo, ed hanno ridotto la loro capacità di capire le motivazioni dell'altra parte. Inoltre, il ricorso alle sessioni separate è risultato indurre le parti a ritenere che l’interveniente ADR "controllava il risultato, esercitava pressione per arrivare ad una soluzione e impediva l’emergere delle questioni" (p. 6). Tale tecnica si è rivelata nociva anche a lungo termine: mesi dopo la mediazione, le parti erano portate ad aver meno considerazione l’una dell’altra, sfiducia nelle possibilità di parlarsi e trovare una via d’uscita e pure una scarsa fiducia nel fatto che al giudice importasse risolvere il loro caso. Effettuare sessioni separate ha determinato una maggior probabilità di avvio di cause in tribunale entro 12 mesi successivi, e non ha condotto ad alcun significavo aumento dei tassi di raggiungimento di un accordo. Poiché il ricorso alle sessioni individuali è stato motivato da alcuni intervenienti ADR sulla base del fatto che avrebbe più facilmente condotto ad un accordo, i risultati della ricerca dovrebbero essere presi in seria considerazione da coloro che  risultati dovrebbero essere prese sul serio da tutti coloro che perorano uno stile di mediazione basato sull’andirivieni del mediatore fra parti separate (c.d. "shuttle diplomacy”).

Rispecchiare le parti: Laddove gli intervenienti ADR hanno rispecchiato le parti nell'espressione dei loro interessi e delle loro emozioni, gli intervistati hanno riferito che la controparte aveva assunto le sue responsabilità e si è scusato. L’impiego di questa tecnica ha aumentato il loro senso di auto-determinazione (“empowerment”, nel linguaggio dei mediatori trasformativi), e la sensazione che il tribunale avesse a cuore la loro situazione.

Ingenerare soluzioni che originino dalle parti stesse: Laddove gli intervenienti ADR "hanno chiesto alle parti che genere di soluzioni preferissero, hanno riassunto quelle emerse e hanno verificato con le parti se potessero funzionare" tale approccio ha generare molteplici effetti positivi. Le parti hanno riferito di essersi sentite ascoltate e comprese, di aver provato un senso di comune controllo sul risultato, e che l’avversario aveva assunto le sue responsabilità e si era scusato. Il ricorso a tali tecniche ha condotto ad un minor numero di parti che riferisse che l’interveniente ADR "ha controllato il risultato, ha fatto pressioni per arrivare a soluzioni, ed ha impedito alle questioni di emergere". Per di più, tali strategie si son rivelate le uniche a far aumentare la probabilità di arrivare ad accordi transattivi. Gli effetti a lungo termine sono risultati particolarmente interessanti: i partecipanti, infatti, sono stati più propensi a riferire che avevano cambiato il loro approccio al conflitto e che erano meno intenzionati a rivolgersi ad un tribunale entro prossimi 12 mesi.

Esprimere Opinioni: Quando l’interveniente ADR ha offerto una propria opinione sul caso, o ha dato sue le soluzioni e/o valutazioni giuridiche, la cosa si è rivelata dannosa. Nel lungo termine, le parti erano meno propense a dichiarare che la soluzione funzionava, che erano soddisfatte del risultato, che avrebbero raccomanderebbero ad altri di ricorrere a procedure ADR, e che avevano cambiato il loro parere sul conflitto. Non è stato possibile rilevare come uso di tali strategie avesse aumentato il tasso di accordi.

In definitiva, questo studio conferma che procedure controllate dalle parti, in cui queste sono aiutate da un mediatore che agevola la discussione, tendono ad essere, su tutti i fronti, più utili delle procedure che invece sono caratterizzata da un intervento direttivo del mediatore.

Dan Simon © 2016

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