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Giugno 2013

Pubblicata la newsletter di maggio-giugno 2013

L’AUTODETERMINAZIONE SORVOLA L'ATLANTICO

 

 
Circa 100 persone provenienti da Canada, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Lituania, Norvegia, Slovenia, Argentina, Regno Unito e Stati Uniti, si sono riuniti a Roma la scorsa settimana. Un valore comune li ha riuniti: l’autodeterminazione in mediazione.

Non è la prima volta che si studia o si discute di mediazione trasformativa al di fuori del Nord America. Ci sono state conferenze o corsi di formazione in Argentina, Brasile, Australia, Cina, Kenya, Paesi Bassi, Norvegia, Slovenia, Ucraina e Regno Unito. Ma questa conferenza è stata un evento unico. Mai prima d'ora un numero così importante di nordamericani e di europei si erano riuniti per discutere di mediazione trasformativa. La forza e la chiarezza degli obiettivi dei partecipanti ha reso l'esperienza altamente entusiasmante e motivante.

Le discussioni nelle sessioni plenarie e nei workshop spesso sono tornate sulla questione di come preservare, dovendosi confrontare con interessi collettivi (ordinamenti giuridici) e singoli (le parti interessate) che sono invece spesso focalizzati sul raggiungimento di un accordo, un procedimento che sostenga piuttosto l’ auto-determinazione delle parti (ed il loro reciproco riconoscimento - c.d. ‘recognition’ - che solitamente ne consegue).
Joseph Folger ha descritto la storia e gli sviluppi inerenti alla  mediazione, spiegando come il concetto di ‘accordo', le diverse politiche di giustizia sociale ed infine la teoria della trasformazione del conflitto hanno motivato - e indottrinato - diversi soggetti sin dall'inizio del movimento mediatorio. L'attenzione della giustizia sociale (i.e. “social justice”) è oggi diminuita, anche perché la capacità della mediazione di correggere gli squilibri di potere tra le parti, almeno qualora il mediatore persegua direttamente l’obiettivo di ri-bilanciarli, si è dimostrata essere limitata.
Tuttavia, l'attenzione al raggiungimento dell'accordo continua a persistere, sebbene tale finalità non abbia raggiunto il risultato promesso e, tra l'altro, attraverso l’utilizzo di  metodologie e tecniche che interferiscono con il processi (cc.dd. ‘shifts’) di rafforzamento (c.d. ‘empowerment’) e di riconoscimento (c.d. ‘recognition’) delle parti stesse. Tutto ciò determina il valore della grande promessa della mediazione, e cioè il valore della  trasformazione, che emerge dalla auto-determinazione delle parti, come l'ideologia più praticabile.

Alcuni termini utilizzati non ti sono chiari? Scarica il paper sulle nozioni fondamentali dell’approccio trasformativo in mediazione (clicca qui)

Richard Hill, Marko Iršič, e Carlo Mosca hanno evidenziato come, anche in Europa, l'incontro incentrato nell'ottenimento di un accordo sia la metodologia

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